Una nota congiunta della giunta comunale di Trento, contro la Lega e in difesa del sindaco Ianeselli,
per giustificare la partecipazione a un corteo che ha bloccato la tangenziale: è qualcosa di
incredibile, di polemico e di pretestuoso.

Con tutto quello che accade in città, anche sul fronte dell’ordine pubblico e della sicurezza, non si
era mai vista una simile mobilitazione politica d’ufficio, neppure ai tempi del Covid. Mi colpisce la rapidità con cui l’intera Giunta si è mossa per difendere il sindaco Ianeselli, come se la priorità oggi fosse quella di scrivere comunicati di gruppo anziché governare una città che ha bisogno di risposte concrete. È singolare che si trovi il tempo per redigere una nota collettiva, ma non per interrogarsi su cosa significhi, per un sindaco, partecipare in prima persona a un corteo che blocca una delle principali arterie di Trento.

Quella manifestazione ha paralizzato la tangenziale per ore, creando disagi ai cittadini, agli
operatori e ai mezzi di emergenza. E mentre la città restava ferma, chi la amministra non solo
assisteva, ma sfilava in corteo, per poi farsi scudo di tutta la Giunta nel tentativo di giustificare una
scelta che istituzionalmente resta sbagliata. È un cortocircuito politico e morale. Perché un sindaco
rappresenta tutti, anche chi non manifesta e sorprende che un giorno chieda l’intervento dell’esercito
per garantire la sicurezza e quello dopo marci in testa a chi blocca la ferrovia e tenta di interrompere
l’autostrada. Nel momento in cui abdica al suo ruolo di equilibrio per mettersi alla testa di una
piazza, smette di essere garante e diventa di parte.

È curioso poi leggere il paragone con il concerto di Vasco Rossi, una vera e propria ossessione,
evocata di continuo dalla sinistra. Quella fu un’altra storia: un evento annunciato con oltre un anno
di anticipo, pianificato nei minimi dettagli, con piani di sicurezza, corsie d’emergenza, servizi
alternativi e informazione capillare. Non un’improvvisazione, ma un’organizzazione. Qui, invece, si
è trattato di un blocco improvviso, senza regole, senza rispetto per chi lavorava o semplicemente
doveva spostarsi. Confondere le due cose non è solo sbagliato: è offensivo per l’intelligenza dei
cittadini.

I dati poi parlano chiaro: allo sciopero generale ha aderito una percentuale non più alta del 5% dei
lavoratori, con minimi anche del 3%, cifre risibili che raccontano un malessere costruito più dai
professionisti del dissenso che dal mondo del lavoro vero. In piazza c’era di tutto: sindacalisti di
carriera, militanti di lungo corso, i soliti contrari a tutto, perfino qualche no-vax riciclato per
l’occasione. Una piazza variegata, certo, ma tenuta insieme solo dallo scontento. Cavalcarlo è
facile. Governarlo, molto meno.

Non è la Lega a mancare di rispetto, come scrivono in Comune. Il rispetto si misura con i fatti, non
con gli slogan. E ieri, a mancare di rispetto, è stato chi ha scelto di guidare una manifestazione che
ha bloccato una città intera. Franco Ianeselli e la sua Giunta si assumano la responsabilità politica e
morale di quel gesto, senza cercare alibi in paragoni improbabili. Perché amministrare non è fare
opposizione permanente: è saper dire dei sì e dei no, anche quando non conviene.