Il commento della Consigliera provinciale Stefania Segnana pubblicato su L’Adige lo scorso 10 maggio

Gentile Direttore,
desidero esprimere alcune considerazioni rispetto alle elezioni amministrative tenutesi il 4 maggio.

I numerosi articoli apparsi in questi giorni sulla stampa locale, con dichiarazioni di varia natura sull’esito delle elezioni comunali, mi hanno suggerito una riflessione.

Trento, il capoluogo. Il primo dato che colpisce è quello dell’affluenza: basso, preoccupante, tale da imporre una seria riflessione a tutti. C’è poco da gioire, per chiunque. Nessun partito può dirsi realmente soddisfatto se un elettore su due sceglie di non recarsi alle urne.

In molti comuni del Trentino si è votato con percentuali superiori al 70%. Questo dimostra che non esiste una disaffezione generalizzata, ma una crisi di proposta politica in alcuni centri. A Trento, più che altrove, ha prevalso la convinzione che “tanto va a finire così”, e dunque, per molti, non è valsa la pena votare.

Quanto al risultato del sindaco uscente, Franco Ianeselli, va detto con chiarezza: ha vinto ma non ha stravinto. Anzi, rispetto al 2020 ha perso consensi, sia a livello personale che di coalizione, ha perso circa 550 voti personali e più di 4.600 voti di coalizione. Cinque anni fa, con sette liste a sostegno, aveva raccolto 31.889 voti (di cui 2.719 personali), pari al 54,66% con un’affluenza del 60,98%. Oggi, con sei liste, i voti complessivi sono stati 27.202 (2.169 personali), pari al 54,65%, con un’affluenza scesa al 49,93%. Dati che parlano da soli. Un risultato positivo, ma in calo. E di certo non trionfale.

I giornali locali hanno anche ricordato come da trent’anni il centrodestra non superi il 30% a Trento nelle elezioni comunali. È un fatto noto, di cui siamo pienamente consapevoli. All’interno della Lega ci saranno momenti di confronto e ascolto, anche con i candidati che hanno raccolto direttamente la voce degli elettori. Serve un’analisi seria, non slogan.

Nel centrodestra, da anni, si osservano risultati altalenanti e passaggi da un partito all’altro in base alle opportunità del momento. Al riguardo, permettetemi una battuta. Il ministro Luca Ciriani (FdI), che ha definito “miserevoli” i consiglieri provinciali usciti da Fratelli d’Italia per difendere l’Autonomia del Trentino – non per inseguire percentuali più alte – avrebbe usato lo stesso termine per il consigliere comunale Daniele Demattè, passato dalla Lega a FdI e appena rieletto? O per la consigliera provinciale Katia Rossato e altre? O ancora per l’attuale deputata Alessia Ambrosi, già consigliera provinciale, anche lei transitata dalla Lega a Fratelli d’Italia?

Desidero invece ringraziare pubblicamente Ilaria Goio, che ha scelto di metterci la faccia, impegnandosi ogni giorno sul territorio, affiancata anche dai candidati leghisti. Vorrei ricordare che la Lega ha supportato FdI nella compilazione dei moduli per il deposito della candidatura del candidato sindaco, ho assistito personalmente al momento in cui la Segreteria della Lega portava i moduli compilati. Ma questo, evidentemente, è difficile da riconoscere. Il vero gioco di squadra si vede nei fatti, non solo a parole. Ringrazio io, a nome di tutti, i militanti leghisti che hanno reso possibile la candidatura di Ilaria Goio.

Nonostante la presenza, su ogni manifesto, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia ha ottenuto a Trento il 14,43%, ben al di sotto del 27,7%, dato attuale nei sondaggi a livello nazionale del partito, e ben al di sotto del risultato alle ultime elezioni europee quando, nella città di Trento, ha preso 10.049 voti con il 21,34%. La Lega invece alle europee ha preso il 7,33% e dunque ha mantenuto le percentuali ottenendo il 6,78 alle comunali di domenica scorsa. È il momento di tornare con i piedi per terra. Basta vantarsi di “risultati migliori di…”. A Trento, in questa tornata elettorale ha vinto l’astensionismo: il partito con la percentuale più alta di tutti.

Come Lega dobbiamo partire da questo dato per riottenere il consenso e la fiducia dei tanti elettori che non si sono recati alle urne.”