Elezioni comunali, le dichiarazioni del Consigliere provinciale e Presidente del Consiglio regionale del Trentino – Alto Adige Roberto Paccher
Le manovre di avvicinamento alle elezioni comunali del capoluogo offrono la dimostrazione plastica di una realtà politica spesso sottovalutata: le coalizioni reggono e restano coese solo quando esistono due elementi imprescindibili. Il primo è la presenza di un leader riconosciuto e riconoscibile, capace di tenere insieme anime diverse e di garantire stabilità. Il secondo è un programma condiviso, che dia sostanza e direzione all’azione politica. Ma c’è un altro aspetto che merita di essere sottolineato: i diversi livelli istituzionali — comunale, provinciale e, se vogliamo, anche nazionale — non sono automaticamente sovrapponibili né meccanicamente replicabili.
Lo diciamo con chiarezza, in risposta a certe analisi politiche semplicistiche, che leggono nella probabile corsa solitaria del PATT per la poltrona di Sindaco di Trento un segnale di fragilità della maggioranza che governa il Trentino. Un ragionamento affrettato e fuorviante. La presenza del PATT all’interno della coalizione di centrodestra che sostiene la giunta provinciale è il frutto di un accordo chiaro, definito in partenza e costruito con un architetto ben preciso: Maurizio Fugatti. Non solo promotore, ma anche garante di quell’intesa.
Ed è qui che entrano in gioco due dettagli politici fondamentali. Il primo: Fugatti è un esponente storico della Lega, e questo elemento non è un dato secondario, ma una chiave di lettura essenziale per comprendere la tenuta della coalizione provinciale. Il secondo: sul fronte comunale, il centrodestra sta convergendo verso l’individuazione di un candidato espressione di un altro partito, e questo segna una distinzione netta rispetto agli equilibri della Provincia.
Tradotto in termini politici: il PATT ha un accordo con Fugatti, non con altre forze politiche. E sulle comunali si muove di conseguenza, valutando percorsi alternativi e rivendicando la propria libertà di scelta. Per il governo provinciale, dunque, non cambia nulla: il leader c’è, il garante della maggioranza resta saldo, e gli equilibri non vengono intaccati. Chi, invece, immagina di poter trasferire automaticamente in futuro la stessa formula politica dalla Provincia al Comune o viceversa, farebbe bene a riflettere. Perché le geometrie istituzionali non sono intercambiabili e, soprattutto, perché senza un leader forte e riconosciuto, le coalizioni rischiano di sfaldarsi al primo vento contrario.