Rimane costante l’attenzione da parte del Consigliere provinciale della Lega Salvini Trentino, Gianluca Cavada, sul tema delle criticità sulle immissioni di specie ittiche alloctone. Un tema che interessa l’intero mondo della pesca con relative proteste, da parte delle varie associazioni, per la decisione del Ministero della Transizione ecologica d’imporre il divieto di immissione in natura di specie e di popolazioni non autoctone.

La sola opzione rimasta percorribile, alla luce di tale decisione, è la possibilità che, su istanza delle Regioni, tale immissione possa essere autorizzata per motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, ambientali, economiche, sociali e culturali, a condizione che non sia arrecato alcun pregiudizio agli habitat naturali. 

Si considerano alloctone, a titolo esemplificativo, tutte quelle specie di pesci la cui presenza non sia documentata da prima del 1500 (cioè da oltre 500 anni). Di conseguenza gran parte del materiale biologico oggi esistente verrebbe considerato illegale.

Con il documento presentato e approvato dal Consiglio nel corso della seduta Consigliare di fine anno, il Consigliere Cavada ha impegnato la Giunta provinciale, anzitutto, a proseguire il lavoro avviato con le altre Regioni italiane affinché si possa continuare il ripopolamento ittico attraverso l’immissione in particolare della trota fario, oltre che di coregone, trota trote lacustri, salmerini, coregoni e trota iridea.

In secondo luogo, l’Ordine del Giorno del Consigliere Cavada prevede l’impegno a proseguire un tavolo di coordinamento tecnico tra le Regioni interessate affinché possano continuare le attività di gestione e di immissione di specie alloctone attualmente in essere – e ormai acclimatate – concertando le ragioni necessarie per richiedere le deroghe previste dalla normativa.

“Si tratta – spiega il Consigliere Cavada – di un passaggio doveroso e che doveva essere fatto alla luce di una decisione presa a livello nazionale dannosa per l’economia.
La sospensione alla reimmissione di specie ittiche considerate alloctone comporta, in base anche a quanto sopra riportato, un danno enorme per l’economia nazionale e locale. Turismo, ristorazione, commercio sono i settori principali che subiranno le più pesanti ripercussioni: considerare alloctoni il lavarello e la trota, che sono presenti nelle acque di queste regioni da più di un secolo – e sono ormai acclimatate -, significa avere una visione ideologica, controproducente e anacronistica. Basti pensare alla trota fario e lacustre che sono presenti sul nostro territorio da secoli e che quindi dovrebbero essere considerate para-autoctone”.

Il Consigliere Cavada ha poi voluto ricordare che siamo di fronte a due importanti criticità: da una parte le lungaggini delle tempistiche per ottenere le predette deroghe rischiano di mettere a repentaglio la produzione dell’anno in corso e, dall’altra, il problema non indifferente per il Ministero che pare non abbia la completa percezione della portata della sua decisione. Si ritiene pertanto importante pervenire ad un documento unitario sottoscritto da tutte le Regioni interessate al fine di richiamare, in tempi brevi, l’attenzione del Ministero su questa problematica.