“Accolgo con profondo sconcerto la decisione del sindaco di Trento, Franco Ianeselli, di far rimuovere i manifesti affissi in città dall’Associazione ProVita&Famiglia sui rischi connessi all’assunzione della Ru-486. Una decisione prontamente applaudita dalla collega Sara Ferrari del Pd, che ha bollato come una «farsa» quella «secondo cui la pillola Ru 486 mette a rischio la salute delle donne», «farsa» a suo dire «smentita dalle più autorevoli associazioni scientifiche».
Dispiace contraddire la collega del Pd, ma non c’è alcuna «farsa» sui rischi dell’assunzione della pillola Ru 486 dato che non è stata ProVita&Famiglia, bensì la rivista New England Journal of Medicine, nel 2005, a sottolineare che l’aborto per via farmacologica presenta, per la donna, una mortalità superiore fino a 10 volte rispetto a quello chirurgico. In un altro articolo su Obstetrics Gynecology è stato riportato come la pillola abortiva comporti per la donna nel 93,2% dei casi dolore o crampi, nel 66,6% dei casi nausea, nel 54,7 debolezza, nel 46,2 cefalea, nel 44,2 vertigini.
Ora, tali evidenze non sono affatto confutate dalle nuove Linee guida volute dal Ministro Speranza e lo stesso Consiglio Superiore di Sanità, nel suo parere reso il 4 agosto – basta leggerlo –, non solo non effettua alcun raffronto tra i rischi dell’aborto chirurgico e quello dell’aborto tramite Ru 486, ma giunge a consigliare alle minorenni che assumono la pillola abortiva il ricovero ospedaliero: come mai? Se davvero la Ru 486 fosse «meno invasiva», proprio le minorenni – per ovvie ragioni – dovrebbero essere le prime ad essere trattenute il meno possibile nelle strutture ospedaliere. Invece questo non avviene.
Ma andando oltre il piano scientifico, e tornando a quello politico, che più mi appartiene, evidenzio come la decisione di rimuovere i manifesti di ProVita&Famiglia voluta dal sindaco di Trento sia in contrasto sia con le evidenze scientifiche – che tali sono e restano, anche se sgradite al centrosinistra -, sia con quella libertà che, in casa progressista, sembra funzionare a senso unico. E pensare che proprio il rispetto della libertà della donna imporrebbe di informarla appieno delle conseguenze delle sue scelte. Ma per farlo occorrerebbe una coerenza che certe forze politiche sembrano ignorare”
È quanto affermato in una nota dalla Capogruppo provinciale della Lega Salvini Trentino Mara Dalzocchio